lunedì 24 dicembre 2012

Il Natale porta certezze



In questi giorni Villa Microbica è popolata da grandi speranze e certezze assolute… oltre che da tosse, febbre galattica, nasini gocciolanti e sciroppo come se piovesse. Vabbè, per stasera dovremmo tornare in pista.

Certezza 1. Ta poco ajva Babbo Natae con (r)enne e Flip
ndr licenza poetica, nel libro che da un mese leggiamo più e più volte al giorno Flip è il nome del pinguino che porta i doni insieme al vecchietto panciuto

Certezza 2. Io lasso (l)atte e bicotti pe Babbo Natae e (r)enne, quando vene manja e poi lassa egali pe me
direi che è sempre una buona cosa accogliere gli ospiti con le dovute accortezze

Certezza 3. Io tato bavo bavo, Babbo Natae potta tanti egali, anche uno piccoo pe Nonno Upone e uno gande pe Nonna Paticcia 
e per mammina bella, tesoro?!? Sono io che da mercoledì sopporto stoicamente la clausura stretta stretta a te, ti assicuro che essere in ufficio il 24/12 mattina mi è sembrato un piacevole diversivo

Che ne dite? Un Natale davvero magico è alle porte, forse vale la pena di guardarlo da una diversa prospettiva, quella sotto il metro di altezza :)

Auguro a tutti voi un Natale di speranza, 
ma anche di solide certezze.
Ce le meritiamo, tutti.  

mercoledì 19 dicembre 2012

Nonna Pasticcia


Nonna Pasticcia è bionda, ha gli occhi azzurri e le lentiggini sugli zigomi.
Io no, ho ricci scuri e ribelli e un paio di occhiali rossi a celare lo sguardo.

Nonna Pasticcia porta il 37 di scarpe, ama i pantaloni e i tacchi bassi, è alta il giusto.
Io no, in prima media ho comprato scarpe da ginnastica n° 39 ed ero già un gigante, ammetto che averla superata in altezza così presto è stato un bel vantaggio ad ogni sgridata.

Nonna Pasticcia da 40 anni fa la maestra a quadretti, dedicando energie tempo e passione ai suoi bambini, che poi quando crescono la invitano al loro matrimonio o in pizzeria coi  figli, perché ci sono persone che restano nel cuore.
Io no, e se per caso incontrassi la mia maestra delle elementari di sicuro cambierei strada, perché non vorrei sporcare la mia fedina penale investendola con l’auto, ma la tentazione resterebbe.

Nonna Pasticcia vorrebbe andare in pensione, perché mi ha insegnato che se vuoi raccogliere i frutti devi prima rispettare le leggi per una vita intera e fare con coscienza il tuo mestiere.
Io no, non ci credo più, perché nemmeno due anni fa l’ho vista chiedersi inconsolabile perché essere nati nel 1952 fosse improvvisamente diventato una sfortuna, le stesse regole non valgono per tutti.

Nonna Pasticcia non ha tempo da perdere, cerca sempre di indovinare cosa stai per dire prima che tu finisca. Arriva con almeno mezz'ora d’anticipo in stazione e aspetta impaziente sul binario, perché non si sa mai, forse un giorno Trenitalia potrebbe farci una sorpresa.
Io no, e ogni volta che mi interrompe divento una furia. Io arrivo trafelata mentre il treno sta per chiudere le porte e devo per forza salire dalla prima carrozza.

Nonna Pasticcia da ragazza ha fatto scelte impreviste e impopolari, come sposare Nonno Lupone pochi mesi dopo averlo conosciuto, per poi lasciare un lavoro sicuro e ben retribuito ed inseguire il sogno di fare la maestra, nel frattempo mi ha cercata e voluta, donandomi la luce all’età in cui io mi sono laureata.
Io no, ho sposato Papà Gabbiano dopo soli 11 anni di strada insieme e ne son passati altri 4 prima che nascesse Piccolo Uomo, e sorvoliamo sul fatto che da più di 10 anni timbro il cartellino nella stessa azienda, anche se il sorriso sulle labbra è sparito da tanto e solo ultimamente ho imparato ad osare.

Nonna Pasticcia ama gli sms tutti zucchero e miele, le frasi scritte a pennarello sullo specchio della camera da letto, gli abbracci e tenersi la mano quando la situazione si fa nera.
Io no, non sopporto il contatto fisico quando sono giù.

Nonna Pasticcia è oggi contemporaneamente figlia sorella moglie nuora madre suocera e nonna, si preoccupa di tutto e per tutti, perché c’è sempre qualcuno di noi che potrebbe aver bisogno di lei e a risparmiare le energie si fa sempre in tempo.
Io no, o forse sempre meno, perché vorrei imparare a dosare le forze anche se è difficile.

Nonna Pasticcia ama con tutto il cuore Piccolo Uomo e lo fa ridere come nessun’altro, con quelle risate di pancia che solo a sentirle lo mangeresti di baci e ti senti in pace col mondo.
Io non so perché sia così, ma sorrido felice quando si divertono come due bambini, perché la loro relazione è cibo che nutre.

Nonna Pasticcia sopporta da 35 anni i miei No, no no no, io dico di no su qualsiasi argomento, scelta o opinioneehmehm, Piccolo Uomo da qualcuno avrà preso con i suoi no, gnente, nemmeno.
Perché lo sospettavo da tempo ma da quando aspetto l’Intrepida è quasi una certezza: la relazione madre-figlia è meravigliosamente complessa, conflittuale per natura e forse è giusto sia così. Senza togliere nulla ai papà io credo parta tutto da lì: dalla pancia che ti accoglie, dalle braccia che per prime ti nutrono, soprattutto dal primo sguardo che incroci quando ti affacci alla Vita, perché è lo sguardo da cui impari ad osservare il mondo, a decidere cosa è giusto e cosa no, per cosa vale la pena di lottare e quando lasciar perdere, chi vuoi diventare e cosa non sarai mai.

Auguri Nonna Pasticcia, perché oggi compi 60 anni e vorrei fosse il primo giorno della tua nuova vita.

venerdì 14 dicembre 2012

#leaveamessage: libertà è partecipazione

La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche avere un’opinione,
la libertà non è uno spazio libero,
libertà è partecipazione.
(G. Gaber)

Parto da un testo bellissimo per approdare a qualcosa di piccolo, ma si sa è nelle cose piccole che si nasconde il cambiamento. Oggi è il  #leaveamessage day. Un'iniziativa tanto bella quanto semplice, perché le idee vincenti sono facili da mettere in pratica. È la seconda edizione, la prima ha già avuto un bel successo. Secondo me è il segno che nonostante tutto il brutto e il difficile che ci circonda coltiviamo ancora la speranza e la voglia di un futuro a modo nostro. O almeno ci proviamo.



Partecipare è semplicissimo, l'idea è questa: diffondere pensieri positivi, incoraggianti, che ci invitano a riscoprire i piccoli piaceri della vita o a trovare il coraggio per inseguire la felicità, e lasciarli in giro per le nostre città dove è facile vengano ritrovati.

Basta stampare un bigliettino personalizzato #leaveamessage o prendere un foglietto bianco, aggiungere il vostro pensiero felice e lasciarlo nei posti più impensati: alla fermata del tram, accanto alla stampante dell'ufficio, tra gli scaffali del supermercato, nella sala d'attesa di un ospedale, a scuola o in piscina. Se siete più social di me - basta davvero poco, ve l'assicuro - potete postare i vostri messaggi su Twitter, Facebook, Instangram :)

Tutte le istruzioni sono qui. Se vi serve ispirazione, ecco alcuni messaggi dello scorso anno. Grazie a machedavvero per avermi fatto conoscere questa iniziativa e per l'entusiasmo che mette in quello che fa.

Ultima cosa, quest'anno #leaveamessage si spinge dieci passi più in là e abbina al pensiero positivo un gesto concreto sostenendo l'Ospedale Pediatrico Meyer di Firenze. Non è un obbligo, ma come sapete per me il Dolore viaggia insieme alla Speranza e se ognuno di noi facesse una piccola donazione a sostegno della Fondazione Meyer forse davvero possiamo lasciare un segno e partecipare al cambiamento.

Che aspettate? Si parte!



lunedì 10 dicembre 2012

Auguri, Nonno Lupone

Lo dico sempre: quando nasce un bambino, la meraviglia irrompe nella tua vita. E spesso aggiungo: è una vera e propria rivoluzione, immagina che qualcuno lanci una bomba dentro casa e poi richiuda con delicatezza la porta. E tu resti dentro, brr.

Quando 27 mesi fa Piccolo Uomo ha fatto capolino nella nostra vita è stato così, una - faticosa e altrettanto bellissima - rivoluzione. Che le giornate son da capolvogere e gli equilibri tutti nuovi da inventare. E non vale solo per le mamme e i papà, ma per tutti: fratelli, nonni, zii, cugini, amici e chi più ne ha più ne metta.
Nonno Lupone, il mio papà, ne è la prova. È lui che principalmente cresce Piccolo Uomo da quando son rientrata al lavoro. Un esperimento all'inizio, che non vi dico i commenti fastidiosi sull'affidare un neonato ad un uomo, nemmeno giovane poi. Una bella scoperta dico oggi. (info di servizio per Nonna Pasticcia: tanto lo so che leggi i miei post, fai un bel respiro profondo e sorridi, prima o poi andrai in pensione, davvero, tranquilla che non ci sfuggi).

Tornando a Nonno Lupone, a 65 anni vi assicuro che è possibile:
- inviare sms e foto del piccoletto con la rapidità di un adolescente, ovviamente dopo essersi attivati un nuovo piano tariffario che preveda lo You&Me con la sottoscritta
- cucinare (riscaldare, vabbè non sottilizziamo) il pranzo per il piccoletto di casa, ben bilanciando carboidrati/proteine/vitamine
- cambiare pannolini e lavare culetti come nemmeno Tata Lucia saprebbe fare
- canticchiare un elenco infinito di canzoncine dei Beatles, arrangiamento per bambini incluso, saltellando per il soggiorno con Piccolo Uomo abbandonato sulla spalla quando c'è l'attacco di mammite
- passare i 3/4 della propria giornata sdraiati per terra accanto alla pista delle macchinine e alle costruzioni o, se proprio butta bene, seduti sulla minuscola seggiolina blu Ikea
- scaldare il latte alla temperatura desiderata da Piccolo Uomo (mamma no capace, nonno fa latte. ma no tesoro, oggi è sabato, mamma ci prova. no, mamma toppo caldo, no capace, nonno fa latte)
- alzarsi col sorriso alle 6.20 ogni mattina, perché a casa nostra prende servizio alle 7.00, dal lunedì al giovedì, e sa quando entra ma non sa quando esce perché la mamma proprio non rinuncia allo yoga o a una serata con le amiche e Papà Gabbiano quando serve è sempre al lavoro
- ricordarsi di comprare il latte fresco, infatti è alla domenica mattina che il piccoletto rischia il digiuno
- inventarsi ogni giorno nuove attività da fare: è vero al nido non ci va, ma Piccolo Uomo ha più impegni di me, un giorno in stazione a vedere i treni, un altro in ludoteca, a spasso in bus o in bici a far visita alle papere
- avere un'infinita pazienza, che le due volte (2!) che lo abbiamo visto quasi sgridare il piccoletto io e Papà Gabbiano abbiamo sorriso compiaciuti di nascosto, ahh allora anche i nonni sono umani...
- vestire ben bene Piccolo Uomo e essere già a spasso alle 8.30, anche in pieno inverno, mica c'è tempo da perdere
- perdere una scarpina sul bus e un ciuccio tra le rotaie, non siamo perfetti per fortuna.

Grazie, Nonno Lupone, anche se ti arrabbi quando dico grazie, ma siamo sereni nel sapere che il nostro tesoro più prezioso è con te. E buon compleanno, che per tenerti in allenamento hai visto che bella sorpresa ti abbiam fatto, tra poco arriva l'Intrepida e si comincia una nuova avventura!

giovedì 6 dicembre 2012

La mia storia parte da qui

Oggi voglio raccontarvi una storia, la mia storia. Non comincia con la mia nascita, ma inizia con i miei quasi 18 anni. Fa paura e in molti avranno voglia di scappare, di chiudere velocemente la pagina. Vi capisco, sono fuggita anche io per parecchio tempo, ma poi sono tornata, se ce la fate proseguite, è una storia come tante - ahimé - ma secondo me vale la pena di condividerla.

A 18 anni meno un soffio ho incontrato la Bestia, quel Dolore che ti toglie il fiato, spezza le gambe e acceca la vista. Quello che per sempre nella vita sai che ricorderai, che determinerà un prima e un dopo. Quello che niente sarà più uguale. A ognuno la sua storia, il suo percorso e la sua strada. Lo dico forte: le nostre strade sono mille e tutte diverse, ognuna con pari dignità e (speriamo) un briciolo di significato. Questa è la mia, anzi la nostra.

Tutto ha inizio con una scoperta banale. Faccio quinta liceo, è pomeriggio e sto studiando storia per l'interrogazione del giorno dopo, quando una telefonata manda in frantumi il mio cuore e le mie orecchie ascoltano l'inascoltabile:  anche i bambini di 3 anni si ammalano di tumore, la Bestia si è messa di traverso sul cammino della mia CuginettaQuasiSorella.
Passano 5 anni, tra alti e bassi, tra grandi speranze e cocenti delusioni. Lei tira fuori le unghie, i denti e soprattutto il sorriso. Io divento sempre più me stessa, anche se non ho nemmeno 18 anni e ancora non so bene chi sono. Le sto accanto, imparo a combattere la paura e il dolore (in fondo la sto solo imitando), invento giochi sempre nuovi e un linguaggio tutto nostro, la ascolto sempre anche quando quel che dice è così lucido e vero da far tremare i polsi. Anche quando osa fare solo a me le domande più difficili. Imparo a ridere e a godere delle cose semplici, a trasformare un ovetto kinder in una flebo per la Barbie, a giocare a Uno in reparto fregandomene dell'odore di ospedale, a non uscire il sabato sera con un Papà Gabbiano appena incrociato per aprire un gioco in scatola in 6 attorno al tavolo della cucina. La Bestia la insegue, ma impariamo tutti rapidamente che la Bellezza si nasconde ovunque, anche nei posti più insensati.
La Bestia le dà respiro, un soffio che ci fa illudere, poi si riaffaccia e con una zampata crudele se la porta via.

Non so quanto Dolore ho visto, in quel momento e per anni, troppe le persone che l'hanno amata, che la amano. Io credo di aver smesso di respirare, credo di non esser riuscita per mesi a prendere in braccio un bambino, io che faccio la babysitter dai miei 15 anni, son sicura di aver pensato davvero che mai più avrei sorriso. Ancora mi chiedo come diamine Papà Gabbiano non sia fuggito a gambe levate, un mistero.

Fin qui il Dolore, però in fondo alla strada spesso c'è la Luce, ci sono i colori. Questa storia parte dal Dolore e atterra nella Speranza, in una terra dove accanto a medici, psicologi e infermieri ci sono i camici azzurri: perfetti sconosciuti che sono lì, anche solo ti stanno accanto tenendoti la mano e reggendo il tuo sguardo senza far altro, che poi è la cosa più difficile. Sono mani timide che bussano alla porta, angeli spiritosi che si intrufolano nei corridoi dell'oncoematologia pediatrica inventando spettacoli buffi. Perché la mia CuginettaQuasiSorella, la sua mamma, il suo papà e tutti noi non eravamo soli, mai. Spesso non li abbiamo voluti accanto, a volte li abbiamo persino scacciati per poi cercarli due giorni dopo, ma loro ci erano sempre accanto: in reparto, al day hospital, anche a casa, anche dopo che la Bestia ha dato l'ultima zampata.
Sono i volontari dell'UGI, Unione Genitori Italiani contro il tumore dei bambini Onlus. Il nome dice tutto perché solo il genitore di un bimbo che incrocia la Bestia sa veramente cosa può essere d'aiuto ad altri genitori, bambini e famiglie. Date un'occhiata al sito, sicuramente capirete meglio di cosa si tratta, io sono troppo coinvolta per raccontarvelo. Ho aspettato anni e fatto domanda per tre volte, ma quando finalmente sono stata davvero pronta anche io sono diventata un camice azzurro e per 8 anni sono stata una volontaria attiva, di quelle che escono dal lavoro e indossano il camice, fanno un bel respiro profondo prima di bussare alla porta di una camera e cercano di dare qualcosa, pur essendo consapevole che in realtà sarei tornata a casa con molto ma molto di più di quel che stavo portando. Al momento purtroppo non riesco a essere presente in reparto, alle manifestazioni o presso Casa UGI, insomma da 3 anni a questa parte non riesco a essere una volontaria attiva, ma continuo a sostenere l'UGI con tutto il cuore.

Se volete darci una mano fate un salto sul sito www.ugi-torino.it e, se siete in zona, passate a trovarci al Mercatino di Natale a Torino, aperto tutti i giorni fino al 24/12. Magari potreste persino trovare il regalo che vi manca, al massimo semplicemente ci conoscerete meglio.

Perché se la Bestia si affaccia nella tua vita o in quella di una persona che ami fai mille cose: urli, ti arrabbi, ti rinchiudi in te stesso, diventi duro e cinico, ma poi arriva il momento in cui ricordi che non sei solo, che non sei mai stato solo e che forse questa volta puoi essere tu quello che urla con le parole e con i fatti: Voglia di vivere, aiutiamola!

Sempre tenendo il pensiero fisso al giorno in cui organizzeremo tutti insieme la Festa più bella, quella per cui spero di vivere cent'anni perché non voglio perderla: il giorno in cui toglieremo tutti il camice e chiuderemo il portone di Casa UGI perché la Bestia è stata sconfitta e non fa più paura a nessuno.

Ovunque saprai vedermi, io sarò con te.

lunedì 26 novembre 2012

Buon non-compleanno

Sveglia all'alba: mi lavo la faccia tenendo aperto un occhio alla volta. Poi in treno tra mille pendolari, che il lavoro traballa, ma la corsa per ora non si arresta... vorremo mica perderci la trasferta del lunedì mattina?!? La giornata prosegue, finalmente mi siedo sul treno di ritorno e mi assale la stanchezza.

In stazione mi aspetta una sorpresa: Piccolo Uomo con i nonni. Gli vado incontro, appena mi vede i suoi occhi luccicano e proprio tra la sciarpa e il cappello intravedo le sue guance arrossire, emozionato e timido, tutto sua mamma oibò.
E passa tutto: il malumore, il sonno, la voglia di sdraiarmi sul divano fino a domani. Ho voglia di fare merenda, di riempire la vasca per il bagnetto, di cantare cinque volte di fila tanti auguri a teeee a Piccolo Uomo tutto preso dal soffiare sulla candelina di cartone che svetta sulla torta di mattoncini...


Buon non-compleanno tesoro, la mamma ti mangerebbe di baci se solo tu li amassi un po' di più.
E coraggio, Intrepida, fatti avanti. Forse tra qualche mese sarò sopraffatta dalla stanchezza, ma gli occhi mi luccicano e le guance si infiammano al solo pensarti.

venerdì 23 novembre 2012

Del trattore e di altri misteri

Interno Villa Microbica, ore 22.15
Chiacchiere tra uomini mentre ci si mette il pigiamino.

Papi?
Sì, dimmi Piccolo Uomo.
Papi, hai soelljna pancia?
Nooo, papi non ha una sorellina nella pancia. Solo le mamme hanno le sorelline nella pancia.
Papi, mamma ha soelljna pancia?
Sì, mamma ha la sorellina nella pancia.
Io tattoe (ndr trattore) pancia.


Il ragionamento è ineccepibile... se io ho una sorellina nascosta dietro l'ombelico, lui potrà avere il diritto di avere un trattore nel suo di pancino, no? ;)

mercoledì 21 novembre 2012

Bai Jia Bei: per chi ancora osa sognare


Ieri è arrivata la prima stoffina per la mia Bai Jia Bei, la copertina dei sogni e dell'amore.

Grazie Diarista, non sai che emozione è stata aprire la busta: aveva il sapore di una caramella gommosa da scartare e il profumo della lavanda in giardino. E' bellissima e colorata. Nascosta dietro all'orsetto intravedo te, di cui so così poco, apparantemente lontana dalla mia vita e invece così vicina da osare farmi un regalo, da avere uno slancio beneaugurante per me e la piccola Intrepida.
Poi se la tua stoffina è arrivata proprio mentre il pavimento (metaforico) della mia azienda crolla... beh, un motivo ci sarà. E io, è risaputo, non credo alle coincidenze, ma le considero dei Segni che indicano la strada!

Ehm ehm, ecco, forse nel mio ultimo post mi son fatta prendere un po' troppo la mano dalla potenza evocativa dei sogni e ho dimenticato di spiegare cos'è la Bai Jia Bei. Che prima di Nina - una gran donna, un vulcano di idee, si sa - nemmeno io sapevo cosa fosse. Poi saltellando da un blog all'altro ho conosciuto Adelia - pure lei una grande, anche questo si sa - e la copertina è tornata nella mia vita.
Questa è la leggenda, leggetela e prendete quel che più si addice a voi:

L'ultima imperatrice della dinastia Qing, l'unica tra le concubine che aveva dato un erede all'imperatore, fu costretta ad abbandonare il suo bambino: per proteggerlo da ogni insidia pensò di chiedere a cento famiglie, tra quelle più in vista dell'Impero, di offrire ciascuna un pezzo della seta più bella; con i cento pezzi di stoffa ricevuti confezionò un lungo abito per suo figlio, cosicchè il principino fu simbolicamente rivestito dalla nobiltà, dalla fortezza e dalle virtù dei dei più valorosi rappresentanti dell’Impero. Così nacque in Cina la tradizione del Bai Jia Bei, usanza che perdura ancora oggi allo scopo di attirare sul bambino tutte le forze benefiche provenienti dalle persone che gli vogliono bene, in modo che sia protetto per tutta la vita dalle avversità.

Bai = 100 - Jia = Famiglie - Bei = da
Bai Jia Bei = Da cento famiglie


Io partecipo a questo progetto perché è una follia collettiva e perché credo che il cambiamento parta da noi. E' più semplice raggiungere i nostri sogni se ci teniamo stretti per mano, se ci incoraggiamo a vicenda, se ci sproniamo quando stiamo per mollare la presa, se proviamo ad allargare il nostro orizzonte con uno slancio d'affetto verso chi (ancora) non conosciamo. Che sia per il nostro bambino, che sia per noi, che sia per chi ci è vicino.. aiutiamoci l’un l’altra a realizzare la nostra Bai Jia Bei! Comprare e spedire una stoffina è un gesto da pochi minuti, unitevi a voi. Tutte le istruzioni - una sciocchezza facile facile, davvero - sono qui.

Ultima cosa: io sono una donna fortunata, una di quelle che nelle vita hanno avuto la BdC e crescono ogni giorno un meraviglioso Piccolo Uomo, aspettando l'Intrepida in arrivo. Sento però vicine le donne che hanno avuto esperienze più difficili o semplicemente percorsi diversi dal mio, non solo perché non dimentico il dolore di una pancia improvvisamente vuota, ma perché conosco e apprezzo l'Essere Madre/Padre in mille modi... che siano figli arrivati in tutta semplicità o nati grazie a cicogne mooolto tecniche, bimbi color cioccolata affidati a mani che li accudiscono con amore senza sapere che succederà tra qualche mese, figli nati oltremare e arrivati fin qui, bimbi che hanno un papà e una mamma ma che sono amati e cresciuti con altrettanto amore anche da chi mamma/papà non è, bimbi che si sono messi in viaggio ma che non sono riusciti ad atterrare tra le nostre braccia, figli che si sono già incamminati e noi ancora non lo sappiamo. Perché l'amore non conosce confini.

PS sempre in tema di coincidenze a cui non credo... chissà come mai avevo (insensatamente) comprato qualche metro in più della stoffina per Nina? Ragazze, tra poco spedisco, per me porta bene ;)

venerdì 16 novembre 2012

I sogni son desideri

 
I sogni son desideri chiusi in fondo al cuor
nel sonno ci sembran veri e tutto ci parla d'amor
se credi chissà che un giorno non giunga la felicità…
non disperare nel presente, ma credi fermamente e 
 il sogno realtà diverrà!
(Cenerentola)

Insisto con le canzoncine, portate pazienza... ma la bellezza spesso si nasconde nelle cose piccole e semplici. Da tempo ho in mente questo post, perché proprio nei giorni più incerti e bui occorre alzare lo sguardo verso l'alto e puntare al bello. Guardare negli occhi le persone, allargare le braccia verso chi vive qualcosa di diverso da noi, spostare il nostro orizzonte dieci passi più in là.

Scrivere post è bello, ma leggere quelli degli altri è ancora meglio, se capite cosa intendo. In rete sono entrata in contatto con tante persone, di cui è vero non so molto, ma quel poco che so è spesso intimo e profondo, a volte spietatamente vero.

E allora vi dico... buttatevi! Allargate le braccia e spiccate il volo! Buttatevi anche voi nella mischia delle matte che osano pensare che non solo sia giusto sognare, ma che scambiare i sogni sia ancora meglio, qualunque sia il vostro sogno.

Per me tutto è comiciato qui ed è stata un'emozione fortissima.

Perciò bando alla pigrizia e fate un salto qui per iniziare a scambiare i vostri sogni!

giovedì 15 novembre 2012

La bella tartaruga

Ne inizio 10, non ne finisco mezzo. Parlo dei post che scrivo nella mia testa nei momenti più insensati: quando mi lavo i denti, mentre preparo la zuppa di cereali, durante il pranayama a yoga, quando mi si spalancano gli occhi in piena notte. Sì, perché ormai mi sveglio alle 2 e resto immobile come un baccalà ad osservare il soffitto per un'oretta buona. Che poi rispetto alle mie colleghe che non dormono causa lavoro che scivola via come sabbia tra le dita io ho un bel vantaggio: almeno posso raccontarmela e dare tutta la colpa agli ormoni, al mio corpo che cerca di riprendere confidenza con i ritmi sonno-veglia dei neonati, quelli in cui le 24 ore di un giorno si trasformano magicamente in 8 giornate da 3 ore l'una. Vabbè.

E visto che da tempo ho imparato che chi fa da sé fa per tre, voglio approfittare del mio interminabile tragitto in bus verso casa per fermare sul foglio 5 pensieri positivi, 5 cose che mi fanno star bene.
Che non posso continuare a smenarla a tutti che il cambiamento viene da noi e annegare nei pensieri grigi.

1. Pigiama party: la mia soluzione (geniale) per sopravvivere ai giorni in cui Papà Gabbiano è fuori casa per lavoro dalle 7.30 alle 24. Dopo cena Piccolo Uomo ed io ci mettiamo in pigiama, accendiamo la radio e poi... si balla! Così non mi sgolo per convincerlo a prepararsi per la nanna e al tempo stesso combatto la mia sindrome da nido vuoto.

2. Mucca o cavallo?: mentre appunto ieri si ballava al ritmo de "la bella tartaruga", Piccolo Uomo mi ha suggerito i seguenti nomi per la sorellina: Mucca, Gallina o Cavallo. E di fronte alle mie rimostranze ha riso di pancia proponendo Lalla, che è la sua versione del nome della mia bionda e bella amica, conosciuta dal piccoletto quest'estate e a quanto pare mai dimenticata. Grazie tesoro, facciamo da noi, già intuisco qualcosa sull'amore fraterno.
E comunque smettila di inseguire le bionde, la mamma è mora, mo-ra! Lasciami sul piedistallo almeno fino ai tuoi 3 anni... uff, e non ricordarmi che ti avevo promesso libertà già quando eri solo un pesce nella mia pancia, uff.

3. Cinema con le amiche: perché son tutte balle, l'amicizia tra donne esiste e quando riusciamo ad essere autentiche e solidali siamo imbattibili. Questa sera mi aspetta un cinema+cena fatto di battute, incoraggiamento reciproco, punzecchiature, autenticità. Che siamo 5 teste matte, tutte diverse ma ugualmente cocciute (ops, determinate) ma ci vogliamo bene e ci veniamo incontro, cascasse il mondo ogni mese ritagliamo 4 ore per noi facendo lo slalom tra famiglia, lavoro e vite tanto tanto diverse. Con l'aggravante che 4/5 di noi son state colleghe per anni, con tutte le implicazioni del caso, e restiamo amiche anche dopo aver imboccato sentieri divergenti.

4. Wan Vo e il suo papà: che lo sguardo più innamorato incrociato questa settiman è quello tra Wan Vo, bimbo di 3 anni con gli occhi a mandorla, e il suo italianissimo papà. E se avessimo chiacchierato per altre dieci fermate avrei finito per proporgli una merenda insieme, tanto erano belli, vivi, con tutto un futuro d'amore davanti. Bellissimi.

5. 22+1 settimane: sono entrata nel sesto mese di questa gravidanza così inaspettatamente facile e senza contrattempi. Che se l'Intrepida non mi desse calcetti in continuazione potrei persino scordarmi di lei e delle sue necessità, in fondo chiede solo cibo, riposo e la giusta dose di amore.
Intrepida, ho deciso di chiamarti così in attesa di conoscere il nome che ti sei scelta, mi sembra adatto per una ragazza che si è lanciata con un doppio carpiato nella nostra vita incasinata approfittando di uno spiraglio di luce.

Vi lascio con alcune parole de "la bella tartaruga" (cercatela su Youtube), canzone per grandi e piccini che la scorsa estate zia Ecca - a lei tutte le royalties! - ci ha insegnato e che è ormai un grande must.

la tartaruga, da allora in poi,
lascia che a correre pensiamo solo noi
perchè
quel giorno poco più in là
andando piano lei trovò la felicità
un bosco di carote
un mare di gelato
che lei correndo troppo non aveva mai guardato
e un biondo tartarugo corazzato
che ha sposato un mese fa

Con l'augurio che chiunque possa trovare il suo bosco di carote.

lunedì 5 novembre 2012

Beata incoscienza

Lo ripeto da giorni, a chiunque. Farei bene a tatuarmelo sulla pancia. O almeno ad appoggiare un cartello sull'ombelico. Me lo ripeto ossessivamente come fosse un mantra, sperando serva ad abbassare la pressione.

La mia azienda rotola senza freni verso il dirupo, la ricerca della casa perfetta assomiglia sempre più alla ricerca del Santo Graal, Piccolo Uomo ha deciso di far lo sciopero della pappa accompagnandolo con un sottofondo incessante di no,no e poi no!, etc etc.

Ma... la mia pancia è abitata. Sta bene, stiamo bene. Questa mattina aveva la manina sinistra davanti al viso. Fa di testa sua e non si mette quasi mai come vorrebbe il gine. È una ragazza, un'avventura tutta nuova da esplorare.

Andiamo avanti. Beata incoscienza.

martedì 30 ottobre 2012

Mangio. Prego. Amo. (e leggo, che male non fa)

Leggo e osservo. Leggo e scrivo poco. Leggo e medito sui post in cui inciampo. Leggo e commento veloce dall'iPhone i blog salvati come preferiti: dall'autobus, dal sedile del passeggero dell'auto di Papà Gabbiano, dal divano la sera dopo aver messo l'antifurto e chiuso le persiane, persino da sotto le coperte.

E di cose da dire ce ne sarebbero, ma le mie giornate e i miei pensieri corrono veloci, troppo veloci per riuscire a fermarli. E poi è così importante trattenere il fiato per qualche secondo, imparare a tacere e ascoltare... atteggiamento che vorrei coltivare ma che fatico parecchio a mettere in pratica.

Secondo voi sono gli ormoni? O è il "mio" mondo a ruotare sempre più vorticosamente? O semplicemente son lenta io a stargli dietro? Chissà.

Il bello di cambiare prospettiva più spesso del solito è... vedere qualche passo oltre l'orizzonte intravisto solo ieri e annusare il profumo della novità. Magari fa meno paura. Magari non medito inutilmente, chissà.

PS il mio pensiero va oggi ad A., anima semplice che in tanti anni ho solo saputo incrociare. Buon viaggio verso la Luce, ovunque sia. E grazie per aver lasciato in dono a chi resta una luce che torna a filtrare, noi sappiamo bene quanto sia prezioso per chi rischia di rimanere al buio. Grazie.

mercoledì 24 ottobre 2012

Over quota error

Toc toc, ci siete?
Io sì, cerco di recuperare un po' di energie e assorbire le tante novità di questo periodo, ahimé 3/4 sono un filo pesanti da digerire.

Io e la mia panzotta stiamo bene, Piccolo Uomo e Papà Gabbiano pure, il resto è rumore di fondo no? Almeno sto cercando di convincermi sia così.

Diciamo che son messa come la mia casella e-mail dell'ufficio: tutto è troppo pieno, affollato e caotico, c'è troppa roba dappertutto. Prima di andare in tilt mi fermo e dichiaro: mailbox full, over quota error.

Sto provando a pulire l'hard disk delle mie giornate, elimino ciò che non è essenziale, getto nel cestino i file obsoleti, scelgo il file su cui vale la pena di lavorare e intanto avvio l'antivirus che di sicuro qualche parassita è nei paraggi... vediamo se funziona, di sicuro far spazio a quel che sarà e inseguire la leggerezza non può che farmi bene.
Se ci riesco.

martedì 9 ottobre 2012

9 su 10

CRL. BPD. FL. AC. Settimane di gestazione. Curve di accrescimento. Biometria fetale. Percentili. E poi... app per iPhone, calcolatori on line, blog forum e community, ticker per il countdown.

Quando per la prima volta mi son trovata ad avere un inquilino nella pancia mi si è aperto un mondo, avevo l’urgenza di esplorare, conoscere, scoprire. Sete di sapere, come se poi la rete e tutte le informazioni che lì potevo raccogliere potessero realmente proteggerci dal bau-bau, dal lupo cattivo delle fiabe, dal timore della perdita. A dire il vero avevo anche tanto, tantissimo tempo da far passare: 4 e più lunghissimi mesi da balena spiaggiata, alternando letto e divano, mentre osservavo cadere la neve in giardino e tenevo il gatto sulle ginocchia, skype sempre acceso. È lì che ho capito perché si dice ASPETTARE un figlio.

Poi le cose son migliorate, mi sono riappropriata della mia vita di sempre, ma è rimasta la tentazione di analizzare (ehm ehm, leggi: controllare) tutto. Tranquilli, ci ha pensato lui, il nostro Piccolo Uomo, a stravolgere ogni equilibrio e ricordarmi che il Mistero è per sua natura imponderabile… e, ve l’assicuro, veder passare 3 giorni tra l’induzione del parto e la sua nascita han fatto cadere le ultime illusioni.

Adesso che la mia pancia è nuovamente abitata molte cose sono cambiate. Sbircio pigra qualche pagina web, consulto ogni tanto l'app che calcola settimane+giorni molto meglio della sottoscritta, dimentico di prenotare la prossima visita dal gine, continuo a leggere parecchi blog, quello sì. Certo, ripeto un'esperienza già vissuta e inseguo quotidianamente il piccoletto, ma la sostanza è un’altra.

Oggi vivo pregustando la prossima ecografia, le immagini della meraviglia che cresce in me. Voglio solo osservare il suo cuore che pulsa veloce, le sue manine che coprono gli occhi, gambe e braccia che si divincolano dall’abbraccio dell’ecografo. Voglio vivere la consapevolezza del miracolo che porto a spasso ogni giorno.

Venerdì ti guardavo agitarti sul monitor e ripetevo a Papà Gabbiano e al gine che è davvero una meraviglia, uno spettacolo che mai mi sazierei di guardare. Avrei voluto farti una carezza, ma ho imparato ad aspettare. E mentre ero lì che ti ammiravo mi sono scordata di tutto il resto: del lavoro sempre più in bilico, della casa perfetta che cerchiamo da anni nemmeno fosse il Santo Graal, della fatica nel trovare la chiave giusta che apra la toppa delle relazioni che mi appesantiscono.

Poi il gine ci ha detto: 9 su 10 è una femmina, ve lo confermo alla prossima eco. E il mio cuore ha cominciato a volare all'impazzata perché sì, questa volta non abbiamo solo desiderato tu fossi in salute, ma abbiamo persino osato sperare che fosse una ragazza l'intrepida che si è messa sul nostro cammino. E se a tutti racconto che son contenta di fantasticare su fiocchi per capelli e ruches nei vestiti, la verità è anche un'altra: sono contenta di immaginarti bambina perché è la prima cosa che so di te e, lo so, vuol dire poco o niente, ma già mi sembra di sapere qualcosa. Ci conosceremo, pian piano, se vuoi inizia pure a farti un'idea su di me e Papà Gabbiano, io ti anticipo che incontrerai un tipo in gamba: tuo fratello.

Benvenuta a bordo e che l'atterraggio sia lieve.
Un bacio, la tua mamma