lunedì 24 dicembre 2012

Il Natale porta certezze



In questi giorni Villa Microbica è popolata da grandi speranze e certezze assolute… oltre che da tosse, febbre galattica, nasini gocciolanti e sciroppo come se piovesse. Vabbè, per stasera dovremmo tornare in pista.

Certezza 1. Ta poco ajva Babbo Natae con (r)enne e Flip
ndr licenza poetica, nel libro che da un mese leggiamo più e più volte al giorno Flip è il nome del pinguino che porta i doni insieme al vecchietto panciuto

Certezza 2. Io lasso (l)atte e bicotti pe Babbo Natae e (r)enne, quando vene manja e poi lassa egali pe me
direi che è sempre una buona cosa accogliere gli ospiti con le dovute accortezze

Certezza 3. Io tato bavo bavo, Babbo Natae potta tanti egali, anche uno piccoo pe Nonno Upone e uno gande pe Nonna Paticcia 
e per mammina bella, tesoro?!? Sono io che da mercoledì sopporto stoicamente la clausura stretta stretta a te, ti assicuro che essere in ufficio il 24/12 mattina mi è sembrato un piacevole diversivo

Che ne dite? Un Natale davvero magico è alle porte, forse vale la pena di guardarlo da una diversa prospettiva, quella sotto il metro di altezza :)

Auguro a tutti voi un Natale di speranza, 
ma anche di solide certezze.
Ce le meritiamo, tutti.  

mercoledì 19 dicembre 2012

Nonna Pasticcia


Nonna Pasticcia è bionda, ha gli occhi azzurri e le lentiggini sugli zigomi.
Io no, ho ricci scuri e ribelli e un paio di occhiali rossi a celare lo sguardo.

Nonna Pasticcia porta il 37 di scarpe, ama i pantaloni e i tacchi bassi, è alta il giusto.
Io no, in prima media ho comprato scarpe da ginnastica n° 39 ed ero già un gigante, ammetto che averla superata in altezza così presto è stato un bel vantaggio ad ogni sgridata.

Nonna Pasticcia da 40 anni fa la maestra a quadretti, dedicando energie tempo e passione ai suoi bambini, che poi quando crescono la invitano al loro matrimonio o in pizzeria coi  figli, perché ci sono persone che restano nel cuore.
Io no, e se per caso incontrassi la mia maestra delle elementari di sicuro cambierei strada, perché non vorrei sporcare la mia fedina penale investendola con l’auto, ma la tentazione resterebbe.

Nonna Pasticcia vorrebbe andare in pensione, perché mi ha insegnato che se vuoi raccogliere i frutti devi prima rispettare le leggi per una vita intera e fare con coscienza il tuo mestiere.
Io no, non ci credo più, perché nemmeno due anni fa l’ho vista chiedersi inconsolabile perché essere nati nel 1952 fosse improvvisamente diventato una sfortuna, le stesse regole non valgono per tutti.

Nonna Pasticcia non ha tempo da perdere, cerca sempre di indovinare cosa stai per dire prima che tu finisca. Arriva con almeno mezz'ora d’anticipo in stazione e aspetta impaziente sul binario, perché non si sa mai, forse un giorno Trenitalia potrebbe farci una sorpresa.
Io no, e ogni volta che mi interrompe divento una furia. Io arrivo trafelata mentre il treno sta per chiudere le porte e devo per forza salire dalla prima carrozza.

Nonna Pasticcia da ragazza ha fatto scelte impreviste e impopolari, come sposare Nonno Lupone pochi mesi dopo averlo conosciuto, per poi lasciare un lavoro sicuro e ben retribuito ed inseguire il sogno di fare la maestra, nel frattempo mi ha cercata e voluta, donandomi la luce all’età in cui io mi sono laureata.
Io no, ho sposato Papà Gabbiano dopo soli 11 anni di strada insieme e ne son passati altri 4 prima che nascesse Piccolo Uomo, e sorvoliamo sul fatto che da più di 10 anni timbro il cartellino nella stessa azienda, anche se il sorriso sulle labbra è sparito da tanto e solo ultimamente ho imparato ad osare.

Nonna Pasticcia ama gli sms tutti zucchero e miele, le frasi scritte a pennarello sullo specchio della camera da letto, gli abbracci e tenersi la mano quando la situazione si fa nera.
Io no, non sopporto il contatto fisico quando sono giù.

Nonna Pasticcia è oggi contemporaneamente figlia sorella moglie nuora madre suocera e nonna, si preoccupa di tutto e per tutti, perché c’è sempre qualcuno di noi che potrebbe aver bisogno di lei e a risparmiare le energie si fa sempre in tempo.
Io no, o forse sempre meno, perché vorrei imparare a dosare le forze anche se è difficile.

Nonna Pasticcia ama con tutto il cuore Piccolo Uomo e lo fa ridere come nessun’altro, con quelle risate di pancia che solo a sentirle lo mangeresti di baci e ti senti in pace col mondo.
Io non so perché sia così, ma sorrido felice quando si divertono come due bambini, perché la loro relazione è cibo che nutre.

Nonna Pasticcia sopporta da 35 anni i miei No, no no no, io dico di no su qualsiasi argomento, scelta o opinioneehmehm, Piccolo Uomo da qualcuno avrà preso con i suoi no, gnente, nemmeno.
Perché lo sospettavo da tempo ma da quando aspetto l’Intrepida è quasi una certezza: la relazione madre-figlia è meravigliosamente complessa, conflittuale per natura e forse è giusto sia così. Senza togliere nulla ai papà io credo parta tutto da lì: dalla pancia che ti accoglie, dalle braccia che per prime ti nutrono, soprattutto dal primo sguardo che incroci quando ti affacci alla Vita, perché è lo sguardo da cui impari ad osservare il mondo, a decidere cosa è giusto e cosa no, per cosa vale la pena di lottare e quando lasciar perdere, chi vuoi diventare e cosa non sarai mai.

Auguri Nonna Pasticcia, perché oggi compi 60 anni e vorrei fosse il primo giorno della tua nuova vita.

venerdì 14 dicembre 2012

#leaveamessage: libertà è partecipazione

La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche avere un’opinione,
la libertà non è uno spazio libero,
libertà è partecipazione.
(G. Gaber)

Parto da un testo bellissimo per approdare a qualcosa di piccolo, ma si sa è nelle cose piccole che si nasconde il cambiamento. Oggi è il  #leaveamessage day. Un'iniziativa tanto bella quanto semplice, perché le idee vincenti sono facili da mettere in pratica. È la seconda edizione, la prima ha già avuto un bel successo. Secondo me è il segno che nonostante tutto il brutto e il difficile che ci circonda coltiviamo ancora la speranza e la voglia di un futuro a modo nostro. O almeno ci proviamo.



Partecipare è semplicissimo, l'idea è questa: diffondere pensieri positivi, incoraggianti, che ci invitano a riscoprire i piccoli piaceri della vita o a trovare il coraggio per inseguire la felicità, e lasciarli in giro per le nostre città dove è facile vengano ritrovati.

Basta stampare un bigliettino personalizzato #leaveamessage o prendere un foglietto bianco, aggiungere il vostro pensiero felice e lasciarlo nei posti più impensati: alla fermata del tram, accanto alla stampante dell'ufficio, tra gli scaffali del supermercato, nella sala d'attesa di un ospedale, a scuola o in piscina. Se siete più social di me - basta davvero poco, ve l'assicuro - potete postare i vostri messaggi su Twitter, Facebook, Instangram :)

Tutte le istruzioni sono qui. Se vi serve ispirazione, ecco alcuni messaggi dello scorso anno. Grazie a machedavvero per avermi fatto conoscere questa iniziativa e per l'entusiasmo che mette in quello che fa.

Ultima cosa, quest'anno #leaveamessage si spinge dieci passi più in là e abbina al pensiero positivo un gesto concreto sostenendo l'Ospedale Pediatrico Meyer di Firenze. Non è un obbligo, ma come sapete per me il Dolore viaggia insieme alla Speranza e se ognuno di noi facesse una piccola donazione a sostegno della Fondazione Meyer forse davvero possiamo lasciare un segno e partecipare al cambiamento.

Che aspettate? Si parte!



lunedì 10 dicembre 2012

Auguri, Nonno Lupone

Lo dico sempre: quando nasce un bambino, la meraviglia irrompe nella tua vita. E spesso aggiungo: è una vera e propria rivoluzione, immagina che qualcuno lanci una bomba dentro casa e poi richiuda con delicatezza la porta. E tu resti dentro, brr.

Quando 27 mesi fa Piccolo Uomo ha fatto capolino nella nostra vita è stato così, una - faticosa e altrettanto bellissima - rivoluzione. Che le giornate son da capolvogere e gli equilibri tutti nuovi da inventare. E non vale solo per le mamme e i papà, ma per tutti: fratelli, nonni, zii, cugini, amici e chi più ne ha più ne metta.
Nonno Lupone, il mio papà, ne è la prova. È lui che principalmente cresce Piccolo Uomo da quando son rientrata al lavoro. Un esperimento all'inizio, che non vi dico i commenti fastidiosi sull'affidare un neonato ad un uomo, nemmeno giovane poi. Una bella scoperta dico oggi. (info di servizio per Nonna Pasticcia: tanto lo so che leggi i miei post, fai un bel respiro profondo e sorridi, prima o poi andrai in pensione, davvero, tranquilla che non ci sfuggi).

Tornando a Nonno Lupone, a 65 anni vi assicuro che è possibile:
- inviare sms e foto del piccoletto con la rapidità di un adolescente, ovviamente dopo essersi attivati un nuovo piano tariffario che preveda lo You&Me con la sottoscritta
- cucinare (riscaldare, vabbè non sottilizziamo) il pranzo per il piccoletto di casa, ben bilanciando carboidrati/proteine/vitamine
- cambiare pannolini e lavare culetti come nemmeno Tata Lucia saprebbe fare
- canticchiare un elenco infinito di canzoncine dei Beatles, arrangiamento per bambini incluso, saltellando per il soggiorno con Piccolo Uomo abbandonato sulla spalla quando c'è l'attacco di mammite
- passare i 3/4 della propria giornata sdraiati per terra accanto alla pista delle macchinine e alle costruzioni o, se proprio butta bene, seduti sulla minuscola seggiolina blu Ikea
- scaldare il latte alla temperatura desiderata da Piccolo Uomo (mamma no capace, nonno fa latte. ma no tesoro, oggi è sabato, mamma ci prova. no, mamma toppo caldo, no capace, nonno fa latte)
- alzarsi col sorriso alle 6.20 ogni mattina, perché a casa nostra prende servizio alle 7.00, dal lunedì al giovedì, e sa quando entra ma non sa quando esce perché la mamma proprio non rinuncia allo yoga o a una serata con le amiche e Papà Gabbiano quando serve è sempre al lavoro
- ricordarsi di comprare il latte fresco, infatti è alla domenica mattina che il piccoletto rischia il digiuno
- inventarsi ogni giorno nuove attività da fare: è vero al nido non ci va, ma Piccolo Uomo ha più impegni di me, un giorno in stazione a vedere i treni, un altro in ludoteca, a spasso in bus o in bici a far visita alle papere
- avere un'infinita pazienza, che le due volte (2!) che lo abbiamo visto quasi sgridare il piccoletto io e Papà Gabbiano abbiamo sorriso compiaciuti di nascosto, ahh allora anche i nonni sono umani...
- vestire ben bene Piccolo Uomo e essere già a spasso alle 8.30, anche in pieno inverno, mica c'è tempo da perdere
- perdere una scarpina sul bus e un ciuccio tra le rotaie, non siamo perfetti per fortuna.

Grazie, Nonno Lupone, anche se ti arrabbi quando dico grazie, ma siamo sereni nel sapere che il nostro tesoro più prezioso è con te. E buon compleanno, che per tenerti in allenamento hai visto che bella sorpresa ti abbiam fatto, tra poco arriva l'Intrepida e si comincia una nuova avventura!

giovedì 6 dicembre 2012

La mia storia parte da qui

Oggi voglio raccontarvi una storia, la mia storia. Non comincia con la mia nascita, ma inizia con i miei quasi 18 anni. Fa paura e in molti avranno voglia di scappare, di chiudere velocemente la pagina. Vi capisco, sono fuggita anche io per parecchio tempo, ma poi sono tornata, se ce la fate proseguite, è una storia come tante - ahimé - ma secondo me vale la pena di condividerla.

A 18 anni meno un soffio ho incontrato la Bestia, quel Dolore che ti toglie il fiato, spezza le gambe e acceca la vista. Quello che per sempre nella vita sai che ricorderai, che determinerà un prima e un dopo. Quello che niente sarà più uguale. A ognuno la sua storia, il suo percorso e la sua strada. Lo dico forte: le nostre strade sono mille e tutte diverse, ognuna con pari dignità e (speriamo) un briciolo di significato. Questa è la mia, anzi la nostra.

Tutto ha inizio con una scoperta banale. Faccio quinta liceo, è pomeriggio e sto studiando storia per l'interrogazione del giorno dopo, quando una telefonata manda in frantumi il mio cuore e le mie orecchie ascoltano l'inascoltabile:  anche i bambini di 3 anni si ammalano di tumore, la Bestia si è messa di traverso sul cammino della mia CuginettaQuasiSorella.
Passano 5 anni, tra alti e bassi, tra grandi speranze e cocenti delusioni. Lei tira fuori le unghie, i denti e soprattutto il sorriso. Io divento sempre più me stessa, anche se non ho nemmeno 18 anni e ancora non so bene chi sono. Le sto accanto, imparo a combattere la paura e il dolore (in fondo la sto solo imitando), invento giochi sempre nuovi e un linguaggio tutto nostro, la ascolto sempre anche quando quel che dice è così lucido e vero da far tremare i polsi. Anche quando osa fare solo a me le domande più difficili. Imparo a ridere e a godere delle cose semplici, a trasformare un ovetto kinder in una flebo per la Barbie, a giocare a Uno in reparto fregandomene dell'odore di ospedale, a non uscire il sabato sera con un Papà Gabbiano appena incrociato per aprire un gioco in scatola in 6 attorno al tavolo della cucina. La Bestia la insegue, ma impariamo tutti rapidamente che la Bellezza si nasconde ovunque, anche nei posti più insensati.
La Bestia le dà respiro, un soffio che ci fa illudere, poi si riaffaccia e con una zampata crudele se la porta via.

Non so quanto Dolore ho visto, in quel momento e per anni, troppe le persone che l'hanno amata, che la amano. Io credo di aver smesso di respirare, credo di non esser riuscita per mesi a prendere in braccio un bambino, io che faccio la babysitter dai miei 15 anni, son sicura di aver pensato davvero che mai più avrei sorriso. Ancora mi chiedo come diamine Papà Gabbiano non sia fuggito a gambe levate, un mistero.

Fin qui il Dolore, però in fondo alla strada spesso c'è la Luce, ci sono i colori. Questa storia parte dal Dolore e atterra nella Speranza, in una terra dove accanto a medici, psicologi e infermieri ci sono i camici azzurri: perfetti sconosciuti che sono lì, anche solo ti stanno accanto tenendoti la mano e reggendo il tuo sguardo senza far altro, che poi è la cosa più difficile. Sono mani timide che bussano alla porta, angeli spiritosi che si intrufolano nei corridoi dell'oncoematologia pediatrica inventando spettacoli buffi. Perché la mia CuginettaQuasiSorella, la sua mamma, il suo papà e tutti noi non eravamo soli, mai. Spesso non li abbiamo voluti accanto, a volte li abbiamo persino scacciati per poi cercarli due giorni dopo, ma loro ci erano sempre accanto: in reparto, al day hospital, anche a casa, anche dopo che la Bestia ha dato l'ultima zampata.
Sono i volontari dell'UGI, Unione Genitori Italiani contro il tumore dei bambini Onlus. Il nome dice tutto perché solo il genitore di un bimbo che incrocia la Bestia sa veramente cosa può essere d'aiuto ad altri genitori, bambini e famiglie. Date un'occhiata al sito, sicuramente capirete meglio di cosa si tratta, io sono troppo coinvolta per raccontarvelo. Ho aspettato anni e fatto domanda per tre volte, ma quando finalmente sono stata davvero pronta anche io sono diventata un camice azzurro e per 8 anni sono stata una volontaria attiva, di quelle che escono dal lavoro e indossano il camice, fanno un bel respiro profondo prima di bussare alla porta di una camera e cercano di dare qualcosa, pur essendo consapevole che in realtà sarei tornata a casa con molto ma molto di più di quel che stavo portando. Al momento purtroppo non riesco a essere presente in reparto, alle manifestazioni o presso Casa UGI, insomma da 3 anni a questa parte non riesco a essere una volontaria attiva, ma continuo a sostenere l'UGI con tutto il cuore.

Se volete darci una mano fate un salto sul sito www.ugi-torino.it e, se siete in zona, passate a trovarci al Mercatino di Natale a Torino, aperto tutti i giorni fino al 24/12. Magari potreste persino trovare il regalo che vi manca, al massimo semplicemente ci conoscerete meglio.

Perché se la Bestia si affaccia nella tua vita o in quella di una persona che ami fai mille cose: urli, ti arrabbi, ti rinchiudi in te stesso, diventi duro e cinico, ma poi arriva il momento in cui ricordi che non sei solo, che non sei mai stato solo e che forse questa volta puoi essere tu quello che urla con le parole e con i fatti: Voglia di vivere, aiutiamola!

Sempre tenendo il pensiero fisso al giorno in cui organizzeremo tutti insieme la Festa più bella, quella per cui spero di vivere cent'anni perché non voglio perderla: il giorno in cui toglieremo tutti il camice e chiuderemo il portone di Casa UGI perché la Bestia è stata sconfitta e non fa più paura a nessuno.

Ovunque saprai vedermi, io sarò con te.