giovedì 31 maggio 2012

3 semplici cose

1. Il rispetto non si vende e non si compra. Si impara da piccoli a rispettare e esser rispettati. Comunque c'è sempre tempo per imparare.

2. L'aggressività è sopravvalutata. Non aggredire il prossimo è una scelta, non solo una questione di indole.

3. Preferire la strada diritta alle scorciatoie spesso comporta più fatica, ma la soddisfazione di arrivare così al traguardo è impagabile.

Se leggete questo blog avrete intuito che Piccolo Uomo ha una mamma forse fuori dal tempo, ma che cerca di insegnargli queste tre semplici cose. Così magari è la volta buona che le impara pure lei.

E voi, come cercate di insegnare il rispetto ai vostri figli?
Tutti i consigli sono ben accetti!

domenica 27 maggio 2012

Io (non) ballo da sola


Se sei felice, tu lo sai, batti le mani,
se sei felice, tu lo sai, batti le mani,

se sei felice, tu lo sai e mostrarmelo vorrai,

se sei felice, tu lo sai, batti le mani!


Questo testo è per il ragazzo che, nell'auto accanto alla mia, oggi attendeva un semaforo verde e intanto sbirciava incuriosito. Stavo per abbassare il finestrino e dirgli di cantare con noi, battiti di mani inclusi. Ma sono timida, si sa.

Dopo una settimana in cui la fatica e la tristezza han fatto la parte del leone, oggi io e Piccolo Uomo ci siamo goduti una giornata di shopping e tempo per noi due. E abbiamo riso, cantato e ballato. Io che son timida e stonata, ohhh.

Ah già, è semplicemente che non ballo più da sola.

ndr: a gentile richiesta posso deliziare le vostre orecchie con mille altre canzoncine e filastrocche, basta dirlo.

giovedì 17 maggio 2012

On air

Se volete farvi 4 risate e sentire la mia voce alla radio, allora scaricate il podcast del Ruggito del Coniglio in onda su Radio 2 questa mattina.
Puntata di oggi 17/05/2012, parte 3, minuto 29.40.

Sentirete la mia richiesta d'aiuto a TataAngela, una tata tutta da ridere! Ho provato a chiedere anche a lei cosa fare con un Piccolo Uomo che ripete incessantemente la parola più bella del mondo: mamma.
Ehm ehm, bellissima parola, ma ultimamente la sento ripetere un po' troppo, argh...

Come trasformare una mattinata cominciata in salita in una giornata tutta da ridere.

mercoledì 16 maggio 2012

Stessa parola, sensazioni diverse... Aiuto!

Primo figlio. Divento mamma anzi, come mi piace pensare, nasco mamma.

All'inizio avevo quasi timore di usare questa parola, ma siamo sicuri? Proprio io? Per sempre-sempre-sempre?

Qualche mese dopo la ripeto al mio piccoletto, una cento mille volte.
Non avevo mai capito perché donne apparentemente intelligenti e dalla conversazione brillante ad un certo punto incominciassero a parlare di se stesse in terza persona. "Mamma ti cambia il pannolino, mamma ti copre di baci, mamma è tanto stanca dai dormi una mezz'ora."
Adesso lo so. Piccolo Uomo era meno espressivo di un pesce rosso, ma già desideravo insegnarli quella parola tonda, colorata e morbida. E forse ripeterla tante volte serviva anche a me: ad accettare un nuovo ruolo, a scoprire un'altra pelle.

Adesso fingete di essere al cinema e fate un bel salto in avanti, a ieri.
Piccolo Uomo che ripete incessantemente quelle due sillabe: per attirare la mia attenzione, per farmi notare che ha appena inventato un gioco nuovo, per chiedermi da bere, per convincermi a giocare con lui etc etc. Io che annuisco, sbuffo, sospiro.
Alle 5 di questa mattina, è sempre la parola mamma a svegliarmi, ahhh
Che faccio: tappi per le orecchie o tanta pazienza?

Ecco il mio appello.
Giovane donna alle prese con attacchi acuti di mammite del suo Piccolo Uomo accetta (disperatamente) consigli.
Grazie!


domenica 13 maggio 2012

A me

A me, che a 13 anni una notte ti ho sognato con i ricci al vento e lo sguardo vispo, e per anni mi son chiesta quando ci saremmo incontrati.

A me, che a 20 andavo fiera del mio forte istinto materno, e infatti ancora non ho capito perché mi pagassero per fare la baby-sitter.

A me, che a 32 temevo di perderti per strada e son rimasta placida per mesi sul divano, e ho seguito il mio destino di chioccia che cova il suo pulcino.

A me, che a 33 per metterti al mondo ho fatto pace col dolore, e finalmente mi son ricordata che a volte porta frutto.

A me, che a 34 ho aperto questo mommy blog sapendo che è solo un pesciolino rosso nell'oceano della rete, e ho fatto un salto indietro di vent'anni quando senza temere giudizi scrivevo per ore.

A me, che a 35 canto stonata stella-stellina mentre ti guardo scivolare nel sonno, e ancora annuso l'aria.

A me, che questa notte resto in piedi per fermare i pensieri e ultimare il risultato dei nostri pasticci con la pasta di sale, e quasi non riconosco me stessa. 

A me, che scrivo e intanto sorrido e a chi passa a trovarmi qui, buona festa della mamma.

mercoledì 9 maggio 2012

Occhiali inutili

Si vede che corri tutto il giorno, sei proprio dimagrita, voglio dire: sei in forma, non sciupata.
Un fiore, sei un fiore!
Sicura di star bene? Ma sì, forse mi sembri diversa dal solito... sarà il nuovo taglio di capelli?
Ti vedo radiosa, la maternità ti ha proprio donato.
etc etc etc

Ok, lo so, metà son frasi dette così, tanto per dire. E so anche che dietro ai chili finalmente lasciati per strada ci son più che altro le energie spese per conciliare lavoro-famiglia-tempo libero e i troppi pasti saltati. Magari in qualche caso c'è anche un pizzico di invidia.
Però son settimane che mi sento dire le stesse frasi. Le stesse parole ripetute dal panettiere, dall'amica di sempre, dalla vicina di tappetino durante la lezione di yoga, persino dalla collega che da 10 anni incrocio nei corridoi e di cui proprio non ricordo il nome.

Ad esser sincera sono anni che non mi sentivo così. Anni! Mi guardo allo specchio e vedo una donna energica, sorridente, a tratti sicura, capace di scacciare i brutti pensieri nel giro di un pomeriggio, finalmente decisa a metter il naso fuori dalla tana per iniziare a dire la sua.

E secondo me la maternità non è affatto la panacea di tutti i mali, né una medaglia da appuntarsi al petto, tantomeno un obbligo sociale o un dovere.
Ogni tanto mi sento una madre terribile, di quelle che sbagliano l'A-B-C, di quelle che chiamano disperate SOS Tata. Altre volte rimpiango la mia vita precedente, quando potevo decidere all'ultimo cosa fare mezz'ora dopo. Altre ancora sono pigra e vorrei stendermi sul divano e non pensare a niente.

Resta però un dato di fatto: le persone intorno a me mi vedono diversa, e credo non si riferiscano solo al mio aspetto esteriore. Soprattutto io mi sento diversa, cambiata, forse cresciuta.

Il punto è che da 20 mesi io e Papà Gabbiano conviviamo con un'altra persona: Piccolo Uomo.
A costo di sopportare qualche sguardo di commiserazione, lo ripeto convinta: è una piccola bomba ad orologeria lanciata in casa che improvvisamente riempie tutti gli spazi e crea nuove geometrie. Impossibile non accorgersi che lì sotto c'è nascosto il potenziale di una persona, molto probabilmente diversa da come immaginavi, da come speravi, da come sei tu.
E allora ti vien voglia di ridisegnare te stessa.

Questa sera, mentre lo guardavo scivolare nel sonno, un pensiero buffo mi è passato per la mente:  sono miope da oltre 20 anni, senza occhiali non metto bene a fuoco gli oggetti lontani, ma da quando ho incontrato Piccolo Uomo non ho più paura di guardare l'orizzonte: il futuro non è poi così sfocato.

Da qui in poi sto nel futuro (Elisa, Nottetempo)

giovedì 3 maggio 2012

Tsunami e altri cambiamenti

Eh, lo so. Se un blog non è utile o davvero interessante che almeno sia divertente, funziona così.

Il mio, ormai lo avrete capito, è diverso, più sul genere riflessioni in libertà.
Son fatta così. Il guaio è che proprio non mi riesce di far diversamente, verso sera mi fermo e incomincio a osservare in dettaglio quel che mi è successo: cosa, come e soprattutto perché.

Oggi, ad esempio, lo sapevo che la mia giornata sarebbe stata un delirio. Non a caso alle 7, dopo la doccia, sceglievo un olio per il corpo alla lavanda. Che se prima di colazione scegli un olio rilassante, beh un motivo ci sarà.

Solo che poi è stato peggio di come immaginavo.
Al lavoro corse inutili, energie sprecate, in ritardo su tutto.
Rientro a casa in bus, estenuante.
Pomeriggio continuamente interrotto da telefonate di lavoro, che ve l'assicuro non sono un cardiochirurgo.
Energie in calo, prossime allo zero.

A questo punto di solito finivo per buttarmi esausta sul divano. Incupirmi. E invece oggi no.
E credo di sapere il perché.

600 giorni fa qui da noi c'è stato lo tsunami, qualcuno ha aperto la porta di casa e lanciato dentro una bomba: 3,2 kg di Piccolo Uomo.

Dallo tsunami sono cambiate tante cose, ma soprattutto son cambiata io.

Oggi non mi sono incupita, anzi ho pensato che prima di cena ci volesse una sferzata d'energia, qualcosa che impegnasse mani e cervello e così, io che davvero non sono un'artista, ho coinvolto Piccolo Uomo in vari lavoretti manuali: collage, disegno, pasta di sale.
E ci siamo rilassati. Complici. Abbiamo trovato uno spazio nostro dove pasticciare in libertà.

Sono proprio cambiata.
600 giorni, che poi son 20 mesi: auguri, Piccolo Uomo.