martedì 26 febbraio 2013

Invisibile agli occhi

Lo so da sempre, ma ogni tanto me ne dimentico.

Ci penso ogni volta che, prima di uscire, mi specchio frettolosa in camera da letto, grazie a quella parole stampate al fondo dell'ovale d'argento:
Non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi.
Antoine de Saint-Exupéry




lunedì 18 febbraio 2013

Mamma, mi parli?

Il prossimo che mi dice che son tutte sciocchezze, gli rido in faccia. Una risata larga, di pancia, di quelle belle profonde. Di quelle che spiazzano chi hai davanti. E poi giuro che sorrido e alzo i tacchi, ma con garbo.

Sì, perché io con mio figlio ci parlo, da sempre. Dal giorno in cui è nato, anzi da prima, e ho continuato quando aveva poche settimane, poi pochi mesi, raccontandogli di tutto e un po'. Certo, facendo attenzione ad usare un linguaggio semplice, immediato. Certo, adattando il contenuto alla sua età e al suo ruolo di figlio, ma lui sembrava calmarsi se non proprio capire. Adesso chiede, domanda, ti incalza con i suoi mi raconti, mamma? Cosa stai dicendo? Cosa dici papi? Mamma, palli anche a me?... insomma chiacchierare con lui è uno spasso.

Come scrivevo tempo fa commentando un bel post di Marzia
la nostra ricetta è questa: ascoltare e parlare, e poi ancora ascoltare e parlare, ascoltarli anche quando sono piccolissimi, fregandosene della gente che sogghigna quando spieghi cosa state per fare o cosa provi a tuo figlio di 3 mesi. Capiscono e si esprimono ben prima di saper parlare. Ma questa è SOLO la nostra ricetta :)
Sia chiaro: è solo la nostra di strada, ogni famiglia è un piccolo ecosistema che funziona a modo suo. Non voglio dar lezioni a nessuno eh eh.

Tutto questo lungo preambolo per dire: l'intrepida si è girata!!! Testolina in basso, good girl! Io non posso dire se sia accaduto grazie agli esercizi di respirazione yoga, o perché finalmente abbiamo trovato la nuova casa che incredibilmente ricorda tanto il nostro adorato nido attuale (ndr Villa Microbica) ma con parecchio spazio in più, o perché la pupa ha adesso un nome. Siamo andati per fare la moxa e ci han detto: non serve, si è girata. E secondo me è semplicemente perché ho preso consapevolezza di quanto poco tempo dedicassi ad ascoltarla e a parlarle. Mi son ricordata la nostra ricetta. Bastava spiegarle, chiederglielo con dolcezza, come ho fatto tutte le sere prima di dormire e una notte con un post

La comunicazione prenatale non è una sciocchezza chakrista, davvero. Ringrazio MammaImperfetta che mi ha fatto conoscere l'argomento e vi consiglio di leggervi questo suo vecchio post. La citazione finale che desidero riportare anche qui è pura meraviglia.
Se un bambino durante i primi nove mesi della sua esistenza intrauterina è stato desiderato perché è stato concepito responsabilmente…
durante la gravidanza ha ricevuto l’accettazione e la gioia materna perché era desiderato…
è stato ascoltato perché i suoi genitori sapevano che era capace di comunicare…
è stato capito perché è stato ascoltato…
è stato accarezzato perché i suoi genitori sapevano che era sensibile…
è stato accudito perché è stato desiderato, ascoltato, capito e coccolato…
questo bambino, che è sempre stato accolto, nascerà e crescerà pensando di valere molto, si rispetterà e amerà se stesso, perché è sempre stato rispettato e amato sin dall’alba della sua esistenza, quando per la prima volta si è affacciato alla vita nel grembo di sua madre.

(Gabriella Arrigoni Ferrari, La comunicazione e il dialogo dei nove mesi. Guida all’ascolto attivo, al dialogo e alla comunicazione psicotattile con il bambino durante la gravidanza. Edizioni Mediterranee, 2005)

mercoledì 13 febbraio 2013

Qui e ora

Una serata soli io e lui. Senza Papà Gabbiano al lavoro fino a notte fonda, come adesso capita almeno una volta a settimana. Senza nonni a darci una mano. Con l'Intrepida presente, ma al momento ancora bella silenziosa dietro al mio ombelico.

Oh se ne abbiamo passate di serate così, quante! Cinque alla settimana per undici mesi. Serate terribili in cui avrei venduto un rene pur di potermi semplicemente sdraiare sul letto a leggere un libro, senza più udire un pianto straziante nelle mie orecchie o dovermi alzare cento volte per tenere una manina e cullarlo per accompagnarlo di nuovo verso il sonno. Serate in cui ho imparato a contare mentalmente fino a 500/600 pur di focalizzare i pensieri su qualcosa che non fosse farlo al forno. Serate in cui il rito pappa-ciuccio-libro-canzoncina-nanna sembravano essersi inceppate. Nottate in cui bisognava puntare la sveglia ogni ora per misurare la febbre, perché se alle 21 il termometro segna oltre 39 la situazione non può che peggiorare. Quante, oh quante!

Però... c'è sempre un però, ci sono state e ci sono serate come stasera, dove è un piacere godere della reciproca compagnia, dove i capricci si trasformano in una risata, dove il tempo scorre leggero e l'aria è fresca.

Questa sera ci siamo divertiti, a tavola ci siamo raccontati la giornata e fatte le nostre confidenze (sì, si può parlare anche con un duenne, ve l'assicuro, basta provare ad ascoltarlo), abbiamo fatto una carezza alla sorellina e lui le ha voluto dar da bere col suo bicchiere appoggiato al mio ombelico, abbiamo ballato e cantato davanti alla tv (in 35 anni è la prima volta che non faccio zapping davanti a Sanremo, ma lui adora la musica). I suoi occhi brillavano quando mi ha detto: mamma, sei come quella ragazza lì in tv... e io lo so che era un gran complimento. Roba da restarci secca. Eh lo so, è un pensiero da madre di maschio ;)
Serate in cui senti di esistere, di essere qui e ora.

Serate che mi fanno pensare che no, non mi son buttata a fare il bis perché come dico scherzando sono smemorata. È l'opposto, io non dimentico affatto la fatica né da dove arrivo o la mia storia.
È solo che sto persino imparando a godermi il presente. Incredibile, eh?

venerdì 8 febbraio 2013

A te, che da sempre hai un nome

Ciao piccoletta,
uhu, mi senti? Sono io, mamma. Sono l'impiastro di donna che ti è toccato in sorte o che forse ti sei scelta, chissà... a me piace pensare che sia stata tu a tuffarti intrepida nella mia pancia e a breve tra le mie braccia.
 
Sono il tuo contenitore, la tua porta sul mondo e la tua culla, sono l'eterna impaziente che non fa che portarti allegramente a spasso, oggi qui domani là, che  non mi è mai piaciuto star ferma. Senti... che ne dici di approfittare del fatto che siamo in piena notte e i maschi di casa (gatto compreso) stanno dormendo per fare quattro chiacchiere tra noi ragazze, ti va di ascoltarmi?
 
Io lo so, hai ragione, sono stata piuttosto tesa e preoccupata in questi ultimi mesi, e lo so che la cosa non ti ha entusiasmata.
 
Io lo so, mi son presa qualche bello spavento e pure qualche arrabbiatura di troppo, e tra ormoni e adrenalina a go-go non deve essere stato divertente ballare lì, proprio dietro al mio ombelico.
 
Io lo so, averti chiamata "la sorellina" per otto lunghi mesi è sicuramente stata una sciocchezza...quando mai una persona esiste solo in relazione ad altri?!?
 
Io lo so, fino a due giorni fa non avevamo ancora deciso il tuo nome. Che poi tu lo avevi indicato da sempre, perché con il tuo nome è andata esattamente come per tuo fratello: me lo hai sussurrato in sogno una notte ed io ti ho sentita, ma poi ci abbiamo messo mesi e mesi prima di abbandonare tutte le nostre ipotesi e semplicemente ascoltarti. Che poi bastava riflettere sul significato per capire che è il tuo. 
 
Io lo so, sono pure andata stupidamente in crisi pensando che a Villa Microbica non ci fosse abbastanza spazio per te e per tutti noi. Guarda, in questi ultimi giorni le cose si stanno mettendo bene, forse è la volta buona che troviamo una nuova casa dove ognuno potrà avere il suo spazio... ma ha ragione zia Ecca, conta lo spazio che ti facciamo nella nostra vita, non quello in casa. E lo spazio per i figli intuisco sia come l'amore, si moltiplica come per magia.
 
Ecco. Io lo so, capisco tutte le tue ragioni. E se ti sei messa di traverso avrai i tuoi buoni motivi, che a volte per farsi ascoltare bisogna puntare i piedi e mettere un punto fermo.
 
Adesso, se hai ancora pazienza, vorrei ancora spiegarti perché mi piacerebbe tanto che tu cambiassi posizione. Non per rientrare nelle statistiche dei parti naturali o per prendere il bollino di latta dorata da mamma-doc che partorisce in 2 ore senza dolore/allatta al seno senza fatica/non perde mai la calma mentre con una mano prepara le pappe ideali e con l'altra calma coliche e pianti.
Ti va bene, sono cresciuta e grazie a tuo fratello conosco meglio le mie potenzialità, sono più sicura tanto da poterci ridere sù.
Io vorrei semplicemente collaborare con te per aiutarti a trovare la posizione migliore, la culla più accogliente, il trampolino di lancio più adatto al tuo tuffo nella Vita. Con dolcezza, assecondando i tuoi movimenti, accogliendo le tue esigenze di piccoletta che ancora non parla ma che già si esprime, semplicemente perché vorrei accompagnarti alla vita in un modo più dolce e rispettoso. Per noi, per darci lo spazio e soprattutto il tempo di separarci come si deve, quando per entrambe sarà il momento di affrontare questa avventura, assecondando i nostri ritmi e fregandocene dei protocolli medici.
Ecco, son riuscita a dirtelo, ffiù.
 
Che poi, se non riesci o per qualche altro motivo non vuoi o puoi farlo, no problem. Comunque vada ho aperto le braccia, tranquilla, atterri sul morbido.
 
Un bacio, la tua mamma