lunedì 24 settembre 2012

Il cavallo bianco, ovvero la sottile arte di aggirare l'ostacolo

Dove eravamo rimasti? Ah, già: il piccoletto fa il suo ingresso ufficiale nei famigerati terrible twos e noi, incoscienti quanto ottimisti, siamo ormai lanciati verso nuove avventure.
Ve l'assicuro, a volte capita: il bottone dei jeans che fatica a chiudersi ne è la prova. Capita di desiderare da sempre qualcosa e di ottenerlo così, senza quasi pensarci, senza salire a piedi scalzi la montagna o focalizzare a lungo dove vuoi arrivare. E ancora non sembra vero, perché se da bambina impari che senza sudore e impegno non si ottiene nulla, finisci per crederci davvero: oggi direi che a volte va così, ma non sempre sempre, e una buona dose di fortuna e incoscienz leggerezza possono essere la carta vincente.

Torniamo ai terrible twos. Raramente mi lagno sul blog, ma tante volte mi chiedo se Piccolo Uomo abbia finalmente fatto amicizia con le parole solo per argomentare meglio i suoi no, perché vi assicuro che la sillaba   deve aver fatto la stessa fine di una tessera del puzzle dell'orso: sicuramente è da qualche parte in casa, ma risulta dispersa e introvabile.

Piccolo Uomo è un gran furbo o, se preferite vederla come zia Ecca, intelligente. A 15 anni mi farà a pezzettini, brr, o forse anche prima come questa mattina commentava sorridendo una collega.
Questi i fatti, giudicate voi: stiamo finendo di cenare in una di quelle meravigliose e rare sere in cui siamo tutti e 3 contemporaneamente seduti a tavola, Papà Gabbiano si sa, lavora lontano e spesso arriva tardi. Piccolo Uomo scende dal seggiolone dopo aver spazzolato tutto, mentre noi stiamo ancora sbucciando la frutta.

Mamma, tanco sono. Vojo ciuccio. Ciuccio vojo.
Tesoro, stai facendo nanna? No, allora lo sai, niente ciuccio. Dopo, insieme al pigiamino.
No, no. tanco tanco. Vojo ciuccio.
Amore, dai inizia a giocare da solo, tra poco arriviamo.
No, noooo...
Amore, la mamma ti darà il ciuccio quando tu le porterai un cavallo bianco. Vedi Papà Gabbiano, è inutile farsi trascinare a far braccio di ferro, molto meglio distrarlo col sorriso.
- silenzio per qualche minuto, poi dal soggiorno arriva una vocina sottile -
Caallo mamma, potto io - sospiro di fatica - Caallo mamma, potto io - sospiro di fatica - Caallo mamma, potto iooooo.


Tempo zero e sotto la mia sedia c'è il pesante cavallo a dondolo di Piccolo Uomo.
Mi son messa a ridere e ho tentato di spiegargli che il suo cavallo di legno non è bianco ma tutto colorato, ma son crollata davanti ai suoi occhioni sgranati di stupore, che gli ho letto nel pensiero:  già la mamma fa richieste imbecilli, se adesso si mette a cavillare sui colori...



Fine della storia: Piccolo Uomo ha avuto il suo ciuccio e Papà Gabbiano ancora ride di me, ah ah.

  

lunedì 17 settembre 2012

Novità

Questo post è diverso da tutti gli altri, perché quel che sto per raccontarvi è nuovo e dirompente.

Sta per raddoppiare la meraviglia nella nostra vita.

E lo so, sarà faticosa e complessa come ogni rivoluzione che si rispetti.
E lo so, se non una vera pazzia possiamo dire che è da incoscienti di questi tempi, col lavoro che traballa e la casa che si restringe come il bucato a 90°.
E lo so, Piccolo Uomo è appena entrato nei terrible twos.

Ma quando la meraviglia si affaccia nella tua vita per la seconda volta, non puoi fare altro che allargare le braccia per accoglierla. E sentirti grata, enormemente fortunata.
Senza dimenticare di ridere di te stessa, perché te la racconti da tanto di quel tempo che ormai hai finito per crederci davvero: la verità è che fai fatica a chiudere gli occhi e a lanciarti dalla cima del pendio, ma non puoi farne a meno e senza brividi e vento nei capelli non sai stare, anzi te li vai a cercare. Che se stai da mille anni con un Papà Gabbiano in perpetuo movimento un motivo ci sarà, ih ih.

Con due figli la fatica è più che doppia? Tra qualche mese saprò dirvi come la penso. Che poi sono figlia unica perciò praticamente analfabeta in materia, brr.


lunedì 10 settembre 2012

Istantanee

aprile 1989, interno casa di Nonno Lupone e Nonna Pasticcia
Ho 12 anni, un fermaglio nei capelli e sorrido mentre guardo l'obiettivo. La pellicola immortala la candelina rosa appena spenta e un gruppetto di ragazzine di seconda media alle mie spalle, sorridenti, spavalde e imbarazzate come è solo chi si affaccia sull'adolescenza.
Chissà se il desiderio appena espresso si è poi avverato... ah, come vorrei ricordarmelo.

settembre 2012, interno Villa Microbica (casa mia)
Ho 35 anni e tengo strette le manine del mio Piccolo Uomo che soffia sulla sua seconda candelina. Sono quella alta, coi ricci e gli occhi luccicanti di orgoglio, e pazienza se faccio sorridere con il mio entusiasmo mammesco, è così forte che non posso tenerlo per me. Intorno a noi nonni, bis-nonne, zii, bambini di ogni età come se piovesse e tanti amici, alcuni da sempre e altri nuovi di zecca.
Se osservate con attenzione uno dei tanti scatti iPhone, riconoscerete un sorriso in mezzo alla confusione, proprio alle spalle del piccoletto: è una delle dodicenni del 1989 ed è sempre al mio fianco, forse per noi il tempo non è mai passato.



È la mia amica M., quella che mi ha insegnato che quando qualcosa non va non occorre per forza rabbuiarsi o tacere ma ci si può fare una bella risata sopra. È l'amica che 3 anni fa ha buttato la paura tra le ortiche e ha suonato il campanello di casa per cucinarmi il pranzo nel giorno più buio, quello in cui cuore e pancia sanguinavano e pensavo non avrei più sorriso. Non la ringrazierò mai abbastanza e soprattutto mai lo scorderò. È quella che sopporta le mie bizze e intemperanze, a cui posso dire la verità senza timore di essere giudicata, così radicalmente diversa da me eppure riusciamo incredibilmente a capirci. È quella che ieri mattina ha di nuovo suonato il campanello e si è messa a preparare panini per la festa del piccoletto, che mai potrei rinunciare al suo aiuto, in cucina e non solo. È l'altra metà di un'amicizia insolita, su cui nessuno anni fa avrebbe scommesso un centesimo e invece farebbero bene a ricredersi perché la diversità è un valore. È quella che Piccolo Uomo chiama zia M., perché – poche storie, il sangue non sempre c'entra – lo ama come si ama un nipote e so che lui potrà sempre contare su di lei e su zio D.

Buon compleanno zia M.! 
Ignora gli anni che passano e non smettere di sorridere come nell'istantanea del 1989.


lunedì 3 settembre 2012

Ciao piccoletto

Ciao piccoletto,
ma lo sai che cresci che è una meraviglia?

Forse sei troppo piccino per notarlo, ma io ti osservo moltissimo.
Starti accanto è godersi uno spettacolo, sono mille le immagini che ho in mente: le manine smilze che fingono di coprire gli occhi mentre invece sbirci quando giochiamo a nascondino con il drago, gli urletti entusiasti ogni volta che suona il campanello di casa, fosse anche solo il postino, i piedini che battono ritmicamente quando quel che fai ti emoziona veramente, la cauta ammirazione con cui osservi i bambini grandi, che va bene anche farti picchiare purché ti prendano in considerazione, e più tardi cerchi di imitarli.

E poi mi fanno una tenerezza incredibile i silenzi e sorrisi al telefono, proprio tu che passi ore a fingere di telefonare con un rotolo di carta igienica piegato a metà, gli occhi che si abbassano e le manine che si intrecciano quando l'emozione si fa troppo forte. L'orgoglio che lampeggia  negli occhi come fulmine per una "pipì come i gandi", i disegni pieni di colore a riempire tutta la pagina per raccontare una finestra sul mondo fatta di cavalli, nuvole, tanta tanta erba da tagliare e popolata sì da nonni, mamma e papà ma anche dalle belle e bionde amiche di mamma (!), le chiacchiere, che finalmente sei partito come un treno e ripeti tutto quel che senti, ma tutto tutto tutto specialmente quello che i grandi si dicono a bassa voce tra di loro, le tue canzoncine incomprensibili del dopo-cena quando suoni la tovaglia come fosse un pianoforte, le risate di pancia quando stai per crollare dal sonno (esattamente come me dice il tuo papà, gulp!) e la tua irrefrenabile passione per i puzzle.

Che poi, non credere, non sono rimbambita del tutto.
Ho ben presente anche i capricci per vestirti o infilare un pannolino, l'indifferenza e i musi lunghi quando prendo del tempo per me (tanto non mollo, fattene una ragione, avevi 21 giorni quando ho ripreso ad andare a yoga  e poco più di un mese per il cinema con le amiche e pazienza se le tette scoppiavano di latte, la mia testa è più dura, désolée), i no decisi che ho già capito è meglio aggirare piuttosto che reprimere, la testardaggine nel non chiedere scusa quando sbagli (accidenti come mi assomigli, brr).

Sul momento mi spazientisco, altre volte mi arrabbio, ti chiamo con il tuo nome tutto intero e se hai superato il limite aggiungo il cognome e ti porto sulla seggiolina su cui rifletti sulle tue birbonate. 
Ma il punto è che se da una parte sento la responsabilità di esser la tua mamma e indico la strada, propongo un percorso, provo a contenerti quando esageri, che se i limiti non te li insegnano i grandi come si fa... dall'altra sono orgogliosa delle tue intemperanze, del tuo carattere che da docile e malleabile sa diventare deciso e testardo, perché mi accorgo che cresci, che sviluppi pian piano la tua personalità, che ti stacchi da me per diventare la meraviglia che sei. Unico, come tutti noi.

E pazienza se questo è uno di quei post di cui ti vergognerai da grande, che tanto lo so, se mai rileggerai queste parole tra qualche anno fingerai di non averle scovate e, se mi va bene, ti farai una  bella risata alle mie spalle o, se mi va male, me le rinfaccerai durante una bella litigata, che tanto abbiam fatto tutti così e questa è la strada per crescere.

Io son fatta così, sono il cuore-di-burro che oggi ha convinto il tuo papà a comprarti un biglietto di auguri e a scrivertelo, cosa vuol dire che non sai leggere, imparerai, e la scatola dei tuoi biglietti è già bella piena. Sono la matta che di notte scrive sul blog e pasticcia con Photoshop per stampare una tua foto. Sono la mamma chakrista che osserva il mondo e scova i segni per leggerne il Senso. Sono quella che ti è capitata in sorte (e che forse che ti sei scelto, ma questo è un altro discorso).
 
Tanti auguri piccoletto, per i tuoi 2 anni.
Sembrano pochi e invece sono il secondo tassello di uno dei tuoi amati puzzle, e il bello è che tutto è ancora da inventare.
Con amore, la tua mamma

PS di servizio: la mia vacanza dal blog di quasi un mese è stata dettata in parte dalla mia pigrizia, molto dalla mancanza di rete (ci sono posti in Italia - sperduti quanto autentici - in cui non si riesce nemmeno a inviare una foto, e chi se lo ricordava più che si può vivere benissimo anche senza essere connessi?) e in parte dalla leggerezza e dal silenzio interiore che cerco di fare.