Ve l'assicuro, a volte capita: il bottone dei jeans che fatica a chiudersi ne è la prova. Capita di desiderare da sempre qualcosa e di ottenerlo così, senza quasi pensarci, senza salire a piedi scalzi la montagna o focalizzare a lungo dove vuoi arrivare. E ancora non sembra vero, perché se da bambina impari che senza sudore e impegno non si ottiene nulla, finisci per crederci davvero: oggi direi che a volte va così, ma non sempre sempre, e una buona dose di fortuna e
Torniamo ai terrible twos. Raramente mi lagno sul blog, ma tante volte mi chiedo se Piccolo Uomo abbia finalmente fatto amicizia con le parole solo per argomentare meglio i suoi no, perché vi assicuro che la sillaba sì deve aver fatto la stessa fine di una tessera del puzzle dell'orso: sicuramente è da qualche parte in casa, ma risulta dispersa e introvabile.
Piccolo Uomo è un gran furbo o, se preferite vederla come zia Ecca, intelligente. A 15 anni mi farà a pezzettini, brr, o forse anche prima come questa mattina commentava sorridendo una collega.
Questi i fatti, giudicate voi: stiamo finendo di cenare in una di quelle meravigliose e rare sere in cui siamo tutti e 3 contemporaneamente seduti a tavola, Papà Gabbiano si sa, lavora lontano e spesso arriva tardi. Piccolo Uomo scende dal seggiolone dopo aver spazzolato tutto, mentre noi stiamo ancora sbucciando la frutta.
Mamma, tanco sono. Vojo ciuccio. Ciuccio vojo.
Tesoro, stai facendo nanna? No, allora lo sai, niente ciuccio. Dopo, insieme al pigiamino.
No, no. tanco tanco. Vojo ciuccio.
Amore, dai inizia a giocare da solo, tra poco arriviamo.
No, noooo...
Amore, la mamma ti darà il ciuccio quando tu le porterai un cavallo bianco. Vedi Papà Gabbiano, è inutile farsi trascinare a far braccio di ferro, molto meglio distrarlo col sorriso.
- silenzio per qualche minuto, poi dal soggiorno arriva una vocina sottile -
Caallo mamma, potto io - sospiro di fatica - Caallo mamma, potto io - sospiro di fatica - Caallo mamma, potto iooooo.
Tempo zero e sotto la mia sedia c'è il pesante cavallo a dondolo di Piccolo Uomo.
Mi son messa a ridere e ho tentato di spiegargli che il suo cavallo di legno non è bianco ma tutto colorato, ma son crollata davanti ai suoi occhioni sgranati di stupore, che gli ho letto nel pensiero: già la mamma fa richieste imbecilli, se adesso si mette a cavillare sui colori...
Fine della storia: Piccolo Uomo ha avuto il suo ciuccio e Papà Gabbiano ancora ride di me, ah ah.